Ogni microfono ha specifiche che lo caratterizzano e permettono di trarre conclusioni sulla sua qualità. I dati tecnici si trovano nel manuale o sulla homepage del rispettivo produttore. Ma a quali specifiche tecniche occorre prestare particolare attenzione?
Le specifiche annunciate dai produttori, sulla risposta in frequenza, sono generalmente poco affidabili e, in ogni caso, tali grafici dicono poco del suono di un microfono. È meglio affidarsi alla personale esperienza uditiva o chiedere consiglio ai colleghi che abbiano fatto uso del microfono di vostro interesse.
Il produttore utilizza un diagramma per mostrare il livello di trasmissione di ogni frequenza. In studio, è solitamente richiesta una trasmissione lineare di tutte le frequenze, cioè neutra, cosa che non vale per il microfono: la voce umana, ad esempio, potrebbe suonare ancora meglio se una certa gamma di frequenze fosse aumentata o abbassata più di un'altra.
Guardando alla modalità di trasmissione nella gamma di frequenza, il microfono a condensatore è di gran lunga superiore a quello dinamico. La risposta in frequenza di un microfono dipende tuttavia da almeno altri due fattori esterni: la direttività (specifica) e la distanza. I microfoni direzionali si caratterizzano spesso per il cosiddetto effetto di prossimità, ossia un aumento dei bassi a brevi distanze tra il microfono e il segnale sonoro. Non esiste ancora il microfono universale ed è per questo fondamentale che l'utente conosca esattamente lo scopo al quale il microfono sarà destinato.
Il rumore intrinseco, a volte chiamato anche livello equivalente di rumore, è il termine tecnico per il rumore di fondo di un microfono. Quelli a condensatore differiscono abbastanza chiaramente l'uno dall'altro in tal senso. Il Self-Noise è uno dei pochi valori tecnici a cui si dovrebbe prestare maggiore attenzione nel processo di preselezione: più basso sarà, migliore sarà il rapporto segnale-rumore della registrazione, specialmente con voci o strumenti a basso volume. I microfoni a condensatore dal diaframma largo con il rumore più basso offrono valori di gamma bassissimi, a una sola cifra: i valori fino a 14 dB circa sono ancora molto buoni; a partire da 20 dB circa, si nota un leggero rumore di fondo mentre a un valore di 23 dB, il rumore è già molto più percepibile. A valori ancora più alti, diventa lentamente critico. A proposito, il simbolo "A" dopo il valore in decibel indica che la misurazione è stata ponderata secondo la sensibilità dell'udito umano, il che implica che il rumore nelle frequenze medie è incluso nel calcolo, come rumore massimo udibile dall'orecchio. I valori non ponderati sono generalmente più alti dei ponderati A.
Sembrerà strano ma i microfoni a valvole non fanno molto più rumore di quelli a transistor: un buon esemplare a valvole può superare un modesto transistor in termini di basso livello di rumore.
Per i microfoni, non è il fattore di distorsione che viene specificato, ma la pressione sonora che porta a un certo livello di distorsione. Indicando il valore limite, si può stabilire la pressione sonora alla quale corrisponderà una distorsione del microfono. Un fattore di distorsione dello 0,5% è di solito preso come limite, talvolta l'1%, che corrisponde (apparentemente) ai massimi valori udibili. Se vi capitasse di leggere che il superamento di tale soglia sonora porta alla distruzione del microfono, non preoccupatevi: è una legenda metropolitana.
Il livello di pressione sonora massimo è importante solo quando si registrano segnali molto forti, raramente saranno coinvolti gli studi domestici. Pochissimi cantanti possono gridare così forte da distorcere un microfono a condensatore, in modo udibile. Se mai succedesse, ti consigliamo di attivare la riduzione di livello (Pad) del microfono, se disponibile. Molti microfoni moderni a condensatore con diaframma largo possono gestire livelli di oltre 130 dB-SPL, abbastanza da far sì che anche i vicini più distanti avrebbero da ridire. Sul palco, il livello limite di pressione sonora è un'informazione importante - se un microfono fosse posizionato direttamente di fronte a un amplificatore, i livelli di 130 dB potrebbero essere rapidamente superati. Ma chi userebbe un tale microfono, dal vivo, sul palco? In questi contesti sarebbe meglio optare per i microfoni dinamici, dal diaframma più pesante e dunque meno sensibile.
La sensibilità non sta alla robustezza del microfono, ma serve, grosso modo, a misurare quanto è "forte". Volendo essere più precisi, a misurare quanto è alto il livello di uscita nel momento di esposizione a una certa pressione sonora. L'unità di misura è quindi mV/Pa (millivolt per pressione sonora). I microfoni a condensatore hanno di solito una sensibilità molto alta, spesso a due cifre, in quanto il grande diaframma, insieme all'elettronica interna dell'amplificatore, spinge una libbra pesante attraverso il jack di uscita. Questo allevia il preamplificatore del microfono a valle, il cui valore non deve essere molto alto. Ciò che permette di monitorare al meglio il comportamento del rumore, è il valore del rumore intrinseco.
Si fa una distinzione tra microfoni a bassa e alta impedenza. Questi ultimi non hanno praticamente alcuna rilevanza nel campo professionale, poiché possono essere utilizzati solo con cavi di collegamento molto corti. La maggior parte dei microfoni a bassa impedenza si assesta tra i 50 e 600 Ohm, valore che di solito dipende dalla frequenza. Questa non è infatti da confondere con l'impedenza nominale che è qualcosa di diverso, ossia l'impedenza d'ingresso minima che il microfono si aspetta dal preamplificatore: il valore di quest'ultimo dovrà essere da 5 a 10 volte maggiore dell'impedenza nominale.
La direzione da cui arriva il suono è un'altra componente importante. I microfoni con caratteristiche omnidirezionali captano il suono allo stesso modo da tutte le direzioni, altri microfoni mostrano una direzionalità specifica. La direzione di incidenza più sensibile è di solito perpendicolare alla parte anteriore; gli altri angoli hanno meno sensibilità, per cui captano il suono in maniera più debole. Si possono prendere misure di progettazione specifiche per ottenere caratteristiche direzionali molto diverse (optando ad esempio per modelli cardioide, supercardioide, ipercardioide). La direttività di un microfono può essere ben illustrata da un diagramma polare che, con una forma circolare mostra la sensibilità di ingresso ai diversi angoli della capsula del microfono: l'asse 0 gradi è solitamente definito come 0 dB. Poiché la direzionalità dipende anche dalla frequenza, diverse curve per diverse frequenze sono spesso sovrapposte allo stesso diagramma polare. I microfoni direzionali raccolgono meno suoni esterni e più suoni diretti, caratteristica preziosa, soprattutto sul palco. Per evitare il feedback, i microfoni direzionali dovrebbero essere posizionati in modo che gli altoparlanti del PA e del monitor siano nei punti di minore sensibilità. I microfoni con modelli polari commutabili sono dotati di due capsule microfoniche, perciò detti anche microfoni a doppio diaframma.
La risposta all'impulso caratterizza la capacità di trasmettere accuratamente anche i picchi molto alti (ad esempio rullante, tom, persino la voce) di una vibrazione. È pur vero che la risposta all'impulso di un microfono non può essere determinata oggettivamente e quindi non può essere trovata tra i dati tecnici di un microfono: sarà sempre il tuo orecchio a fare la differenza. La risposta all'impulso è un fattore decisivo per una buona qualità di registrazione ed è determinata principalmente dalla massa del diaframma del microfono. Poiché la massa del diaframma di un microfono a condensatore è notevolmente inferiore a quella di un microfono dinamico, gli impulsi possono essere trasmessi meglio, in questi contesti, con un microfono a condensatore.