Oltre alla semplice riproduzione delle note, molte master keyboard offrono funzionalità aggiuntive che è utile conoscere prima dell'acquisto. La maggior parte dei modelli permette infatti di trasmettere via MIDI sia le note per gli strumenti software che i segnali di controllo. Questi ultimi consentono di trattare in vari modi i suoni dei sintetizzatori e le impostazioni DAW come Ableton Live (art. 514568) o Cubase (art. 507129). Di seguito, ti daremo una visione d’insieme dei più importanti dati della tastiera MIDI e gli elementi ad essi associati.
Oltre all'altezza del suono, ogni comando MIDI include informazioni sulla velocity della nota, parametro che trasmette al generatore di suoni ricevente la forza con cui è stato premuto il tasto. Suoni acustici campionati, come quelli di pianoforti e molti sintetizzatori, possono così essere riprodotti in modo decisamente espressivo. Qualora l'informazione non fosse rilevante, sarebbe semplicemente ignorata: un suono d’organo realistico, ad esempio, non reagirà alla velocità della battuta sul tasto. Molte tastiere economiche non disponevano in passato di tasti sensibili al tocco, il che costituiva un argomento di vendita per i modelli più costosi: oggi è invece quasi impossibile trovare tastiere MIDI sprovviste di tale funzione, al punto da non essere nemmeno più specificata.
Molte master keyboard offrono anche la possibilità di passare da una curva di velocity all'altra: esse determinano il rapporto tra la forza fisica o la velocità con cui viene premuto il tasto e i valori di velocity emessi. In parole povere, curve di velocity diverse determinano una risposta più o meno sensibile del suono alla forza effettivamente impressa sul tasto.
Un'ultima precisazione sulla velocity: ci si riferisce solitamente alla note-on velocity, cioè la velocità con cui il tasto viene premuto e alla sua controparte, la note-off velocity, che indica la velocità di rilascio del tasto. Non tutte le master keyboard possono trasmettere la note-off velocity, e la maggior parte dei suoni non reagisce a questo dato.
A sinistra dei tasti, quasi tutti i modelli dispongono di due rotelle di controllo verticali o touch strip, dove quella posta più a sinistra è sempre dedicata al controllo “pitch bend” per glissare l'altezza della nota alla sua pressione. Il pitch bend è utile principalmente per melodie o suoni monofonici, ad esempio negli assoli, la rotella o la touch strip è calibrata per tornare sempre in posizione centrale una volta rilasciata. L'estensione modificabile dipende dal suono utilizzato o dalla programmazione del generatore di suoni, ed è spesso pari a un semitono, un tono o un'ottava, così da consentire variazioni musicali.
La seconda rotella accanto a quella del pitch bend è dedicata alla modulazione. Identica alla prima nell'aspetto, essa si distingue per il mantenimento della data posizione una volta rilasciata. “Modulazione” è un termine un po' impreciso in questo contesto poiché con esso si intendono molte cose diverse, a seconda di come è impostato il destinatario dei messaggi MIDI. Grazie a questa rotella è solitamente possibile aggiungere al suono una modulazione come il vibrato o il tremolo, ma può anche essere sfruttata per controllare altri parametri come il filtro cutoff o il bilanciamento del mix.
Le master keyboard con meno di 88 tasti, ovvero molti dei modelli sul mercato, dispongono solitamente di due pulsanti per l'impostazione dell'ottava, situati sopra le due rotelle per il pitch bend e la modulazione: essi trasportano in ottave le note MIDI inviate, ampliando così l’estensione della gamma disponibile sulla tastiera. Alcuni modelli permettono inoltre di trasportare l’altezza della nota di semitoni, il che è molto pratico nel caso in cui il cantante desideri eseguire il brano ad una terza superiore.
Anche questa funzione è una proprietà dei tasti poiché permette al musicista di trattare le note dopo averle eseguite, applicando ad esempio un vibrato o un tremolo. Esercitando una pressione sui singoli tasti è possibile modificare il carattere dei suoni, a seconda della loro configurazione.
Salvo diversa indicazione del produttore, con questo termine si intende l'aftertouch monofonico (o channel aftertouch), dove la pressione su un tasto incide su tutte le note tenute in quel momento. Il raro aftertouch polifonico, supportato solo da poche master keyboard, invia dati di controllo individuali per ogni singolo tasto seppur la maggior parte dei generatori di suoni non sia in grado di interpretarli.
Oltre al pitch bend e alla modulazione, tanti moduli sonori e strumenti software rispondono anche a molti altri comandi della tastiera MIDI, abbreviati in MIDI-CC (Control Change). Essi permettono di controllare praticamente qualsiasi parametro immaginabile: dalle impostazioni del filtro e dell'inviluppo, alle frequenze dell'oscillatore o al bilanciamento del mix. Sebbene siano disponibili specifici controller per MIDI-CC, molti modelli offrono anche una serie di comandi a manopola o a scorrimento programmabili proprio a questo scopo.
La maggior parte dei generatori di suoni MIDI è in grado di elaborare comandi mirati al cambio programma e cambio banco per passare da un suono all'altro a distanza, selezionando direttamente il numero corrispondente o tramite comandi +/–. Le master keyboard più complete consentono di salvare interi preset utili a richiamare i suoni nell'ordine desiderato durante un concerto, nonostante siano ordinati in modo diverso nel modulo sonoro o nel software, o provengano addirittura da generatori di suoni completamente differenti. In studio, le tastiere MIDI possono anche passare da un canale MIDI all'altro o usare opzioni di comando integrate per alternare diversi dispositivi hardware e sintetizzatori software all'interno della DAW.
Il più dei modelli dispone anche di una semplice funzione “split” a cui ricorrere per assegnare la metà inferiore e superiore della tastiera a canali MIDI diversi, ad esempio per suonare uno strumento a corda con la mano destra e il pianoforte con la mano sinistra. Una versione avanzata di questo concetto si concretizza nelle zone liberamente definibili, grazie alle quali è possibile ad esempio assegnare l'intera estensione della tastiera al canale MIDI 1 per la zona 1, aggiungere un suono di archi sul canale 2 sopra il Do centrale per la zona 2 e attivare un suono di gong su una singola nota per la zona 3. Queste funzioni sono pensate per utenti più esperti e permettono di configurare la tastiera in maniera flessibile e personalizzata.
Una tecnologia ancora piuttosto recente, che sta attualmente facendo il suo ingresso tra le prime tastiere MIDI, è l'MPE ossia MIDI Polyphonic Expression. Si tratta di un'estensione del protocollo MIDI in cui vengono trasmessi cinque valori per ogni tasto: l'altezza del suono, la velocity, la pressione sul tasto (aftertouch esteso), la posizione verticale e orizzontale delle dita (slide e glide). Tutti e cinque i valori vengono letti da software e hardware compatibili con MPE e utilizzati per suoni complessi e dinamici. Mentre DAW come Bitwig Studio (art. 525373) e Ableton Live (art. 514568) offrono già il supporto per il protocollo, ad oggi sono disponibili solo poche tastiere MIDI dotate di MPE.