I primi passi verso la memorizzazione del suono sono stati compiuti molto prima della rivoluzione digitale. I costruttori di organi hanno svolto un ruolo interessante in questo senso, in quanto hanno cercato di predisporre speciali canne per riprodurre strumenti come i flauti e le trombe nei registri corrispondenti. L'organo Hammond, uno dei primi modelli elettronici, utilizzava generatori elettromagnetici e drawbar (cursori) per produrre una combinazione armonica specifica, composta da diversi suoni sinusoidali. Gli organi elettronici utilizzavano oscillatori, filtri, inviluppi ecc. per creare i colori timbrici di base per fagotto, oboe, tromba o flauto. Eppure, era impossibile riprodurre fedelmente le caratteristiche acustiche degli strumenti originali, da qui la nascita del Mellotron. Questo strumento a tastiera disponeva di un sistema a nastri: ogni singola nota di uno strumento originale veniva registrata e tagliata in un loop infinito per cui, alla pressione di un tasto del Mellotron, corrispondeva la riproduzione del loop corrispondente. A differenza di altri strumenti elettrici o elettronici, il Mellotron non tentava di replicare sinteticamente il suono, in linea con il principio di base del campionamento (registrazione e riproduzione). Tuttavia, le possibilità offerte oggi dalla tecnologia digitale sono notevolmente maggiori.
Dopo esperimenti teorici e scientifici preliminari, nel 1979 Peter Vogel e Kim Ryrie costruirono il primo vero sampler con funzioni di sintetizzatore: il Fairlight CMI con un'incredibile velocità di 8 bit a 24 kHz di campionamento, basato sul Quasar, un precursore della creazione sonora tramite campionamento. La capacità di memoria raggiunge un massimo di circa 1 secondo con 16 kB di RAM, appena sufficiente per alcuni campioni di batteria! Ciononostante, fu un'esperienza sensazionale. Il Fairlight CMI 2 riuscì a convincere anche i clienti professionisti, e fu così che i campioni orchestrali tipici dei primi sistemi entrarono in classifica ("Owner of a Lonely Heart").
Da questo momento in poi, concorrenti come Roland, Yamaha, EMU-Systems e altri produttori di strumenti si lanciarono all'inseguimento tecnologico per non rimanere indietro rispetto ai tempi e, in secondo luogo, per poter offrire il campionamento a un mercato più ampio. Ciò era comprensibile, dato che i primi sistemi Fairlight costavano circa 800.000 - 900.000 $, se equipaggiati di tutto punto. Synclavier è stata la prima workstation di campionamento sul mercato, più semplice da usare ma il cui prezzo, purtroppo, ha rappresentato un vero e proprio freno alle vendite. Con Emulator I (1981 per circa 15.000 € di oggi o, se preferite, 30 milioni delle vecchie lire), Emulator II e III (1987), EMU-Systems riuscì a rendere il campionamento (più) accessibile. Alla fine degli anni '80 le cose si fecero davvero interessanti con gli Emax I e II. Questi modelli costavano meno degli odierni 15.000 euro e disponevano di molti filtri, LFO e funzioni interessanti. I modelli EMU rimangono famosi soprattutto per i loro filtri analogici di prima classe.
I campionatori hardware vengono costruiti ancora oggi. Con i modelli S612, S700, S900 e così via, Akai è stata una delle prime aziende a produrre modelli di campionatori di tutte le fasce di prezzo, con l'obiettivo aziendale di raggiungere ogni gruppo di acquirenti. I campionatori Akai Groove della linea MPC fanno oggi tendenza tra i moderni campionatori per DJ e batteria. Anche Korg offre dei campionatori nella sua gamma di prodotti, e praticamente ogni tastiera comune, o da palco, incorpora una forma di campionamento come tecnologia di arricchimento del suono.
La grande tendenza degli ultimi anni vede comunque la crescente integrazione della tecnologia di campionamento nei sequencer software esistenti. Con i plug-in EXS24 di Logic e Halion di Steinberg, sono nati due campionatori software che combinavano tutti i vantaggi dell’hardware con un’enorme capacità di memoria. Lo sviluppo di questo concetto è poi proseguito rapidamente grazie al grande successo di questo tipo di plug-in.