In questa pagina spiegheremo i termini tecnici di uso frequente nei sistemi wireless.
Si tratta di un effetto che si verifica all'utilizzo di due o più sistemi sulla stessa frequenza operativa. Si generano così i cosiddetti prodotti di intermodulazione che appaiono come segnali di interferenza nello spettro di frequenza, ulteriore a quello che comprende le frequenze portanti dei trasmettitori radio. I prodotti di intermodulazione del 3° ordine, che si verificano nelle immediate vicinanze delle frequenze portanti selezionate, sono particolarmente fastidiosi. Le frequenze di trasmissione devono quindi essere scelte in modo che non collidano con gli stessi prodotti di intermodulazione: è a tal scopo che i produttori di radio offrono banche di frequenze calcolate con frequenze coordinate.
Modula le vibrazioni, generate dalla capsula del microfono, in un segnale ad alta frequenza così da essere ricevuto dal ricevitore. Esistono trasmettitori portatili, in cui la capsula del microfono ed il trasmettitore coesistono nella stessa scocca, ed i bodypack, collegati al microfono da un cavo, poi messi in tasca o comunque indossati in maniera meno appariscente possibile.
Il ricevitore converte il segnale radio ad alta frequenza in un segnale a bassa frequenza, mantenendo la massima fedeltà possibile rispetto originale
Al contrario della versione True Diversity - il ricevitore ha una sola antenna ricevente.
Il True Diversity si riferisce al tipo di elaborazione del segnale nel ricevitore: due unità di ricezione complete sono disponibili all'interno di un alloggiamento, ciascuna dotata di un'antenna, mentre con l'Antenna Diversity troviamo solo un'unità con due antenne. I segnali in entrata vengono elaborati in parallelo in entrambe le unità e vengono valutati solo poco prima dell'uscita audio.
Vi è così un costante scambio ed un' impercettibile commutazione tra i due ricevitori per ottenere sempre il miglior segnale in uscita audio.
Il canale (o channel) è la frequenza portante impostata in MHz o GHz. Esistono radiomicrofoni di livello base con un solo canale (a frequenza fissa) e radiomicrofoni con canali commutabili. I sistemi più economici spesso visualizzano solo il numero del canale, mentre i sistemi di livello superiore mostrano solitamente sul display anche la frequenza portante associata. I sistemi radio di qualità ancor migliore hanno anche un'organizzazione per gruppi e canali in una griglia calcolata, così da garantire l'uso multicanale senza interferenze.
Si tratta di un segnale aggiuntivo, o tono pilota, per la trasmissione di informazioni tra ricevitore e trasmettitore. Viene utilizzato, ad esempio, per trasmettere l'arresto o lo stato della batteria, ma anche per identificare il trasmettitore associato: in assenza di segnale, il ricevitore passa in modalità standby.
Definita onda metrica dai più esperti, si tratta di una gamma di frequenze che si assesta tra 30 MHz e 300 MHz con lunghezze d'onda comprese tra 10 e 1 metro. Un'altra denominazione è VHF (onde ultracorte), che tutti conosciamo per le trasmissioni FM con frequenze da 87,5 MHz a 108 MHz. La gamma VHF rilevante in Italia per i radiomicrofoni è la banda di 2 metri tra 144 e 146 MHz.
Chiamata anche onda decimetrica, questa gamma di frequenze si assesta tra 300 MHz e 3000 MHz (3 GHz) con lunghezze d'onda comprese tra 10 e 1 decimetro (da 1 m a 10 cm). Riferendosi alla gamma UHF, intendiamo quella compresa tra 430 e 870 MHz che è quella di nostro interesse (le frequenze disponibili dipendono dalla normativa della nazione in cui si usa il sistema). Da non dimenticare, tuttavia, che anche le gamme 1,8 GHz, 1,9 GHz e 2,4 GHz fanno parte dello spettro di frequenza UHF.
Amplificazione o attenuazione dovuta alla sovrapposizione di più segnali che variano a seconda della fase, causata da riflessioni e deviazioni nella stanza, che possono anche portare all'annullamento del segnale. Questo pericolo viene contrastato utilizzando ricevitori Diversity, dalla maggiore affidabilità di ricezione con le loro due antenne, e antenne direzionali per ridurre le interferenze laterali.
Si trova sul ricevitore dei sistemi radio analogici, è solitamente regolabile tramite un potenziometro rotante o il menu del ricevitore. Il compito dello Squelch è quello di aprire il percorso del segnale qualora il segnale radio ricevuto abbia un’intensità sufficiente e di chiuderlo qualora questo dovesse essere al di sotto di un certo valore di soglia, ad esempio all’aumentare della distanza tra il trasmettitore e il ricevitore. Se impostato correttamente, lo Squelch entra in funzione proprio quando il segnale trasmesso diventa più debole dei segnali di interferenza esistenti. Se il livello dello Squelch fosse troppo basso, i segnali di interferenza potrebbero infatti passare sotto forma di forti disturbi sonori, mentre uno Squelch eccessivamente alto disattiverebbe il segnale prima del necessario.
La ricezione è garantita dalle due antenne, riduce le interferenze che indeboliscono il segnale e ne causano l’interruzione. Le antenne Diversity (con commutazione tra le due antenne) si distinguono dal sistema True Diversity, qualitativamente migliore, che prevede la commutazione tra due ricevitori. In questo caso, infatti, un'antenna non passa il proprio segnale all’altra all’indebolirsi dello stesso, ma verifica prima che la seconda antenna offra una migliore ricezione.
Nella pratica delle cose la differenza è piuttosto minima, contrariamente al Non Diversity.
Chiamata anche larghezza di banda a frequenze selezionabili, si tratta dell’intervallo tra due frequenze portanti (indicate in MHz o GHz) all'interno del quale il sistema radio può trasmettere e ricevere. I produttori offrono spesso i loro modelli in diverse bande di frequenza, ad esempio 518 - 542 MHz o 823 - 832 MHz, cosa che offre all'utente una maggiore flessibilità. È tuttavia da sottolineare che il ricorso a tali sistemi è subordinato alla norma legale vigente sul territorio nazionale e/o regionale di utilizzo finale: tali norme cambiano infatti a seconda di ciò che è consentito fare dove e per chi. Esistono anche delle ragioni tecniche per cui un microfono wireless non può trasmettere all’interno di un’ampia banda - che va dalla frequenza VHF più bassa alla più alta in GHz - ed è per tale ragione che, con le varie frequenze selezionabili si coprirà solo una banda limitata di frequenze. I produttori propongono spesso fantasiosi codici per le rispettive bande di frequenza, ma ad essere veramente decisivi sono i numeri che indicano i MHz.
Elenca le frequenze in una griglia di compatibilità reciproca. Il produttore offre all'utente uno o più banchi di frequenze in cui diversi trasmettitori e ricevitori possono essere utilizzati contemporaneamente, senza interferenze. Le frequenze di questi banchi sono infatti state calcolate in modo da non generare prodotti di intermodulazione. Se potessi scegliere tra diversi gruppi, l’ideale sarebbe individuare il banco comune a più sistemi seppur proposti da diversi produttori.
Misura la quantità dei cambi di frequenza causati dalla modulazione di un segnale portante. Nei microfoni wireless, la deviazione di frequenza è limitata a un massimo di 100 kHz (± 50 kHz) e varia in base all'ampiezza del segnale di modulazione. I segnali audio più deboli generano una deviazione di frequenza inferiore rispetto ai segnali audio più forti. Nel caso della modulazione, la frequenza del segnale di modulazione determina la quantità di scostamenti di frequenza. Ciò significa che con una frequenza di modulazione di 1 kHz, ad esempio, la deviazione di frequenza fluisce 1000 volte al secondo.
Si tratta dell'unico principio utilizzato nei microfoni wireless analogici così da modulare il segnale audio a bassa frequenza su un segnale portante ad alta frequenza. Nella modulazione di frequenza, il variare del segnale di modulazione cambia la frequenza del segnale portante: la quantità delle variazioni è chiamata deviazione di frequenza. Nei sistemi radio digitali, il cosiddetto Frequency Shift Keying (FSK) funziona secondo un principio analogo. Alcuni sistemi radio digitali, oltre a cambiare la frequenza, utilizzano anche metodi di modulazione che modificano l'ampiezza (ASK = Amplitude Shift Keying) o la fase (PSK - Phase Shift Keying) del segnale portante.
Parola creata dall’unione tra compressore ed espansore (compander). Elaborazione dinamica sul fronte del trasmettitore e del ricevitore, necessaria per i radiomicrofoni analogici dalla limitata gamma di frequenze: senza un compander, infatti, la dinamica da trasmettere sarebbe troppo debole per le esigenze musicali. Certo è, dunque, che l’utilizzo del compander è decisivo per la qualità del suono. Per quanto riguarda i sistemi radio digitali, questi traggono vantaggio dal fatto che riescono a fare a meno di questa fase di elaborazione.
Gli spettri VHF e UHF si suddividono nei cosiddetti canali TV. Si tratta di blocchi di frequenze con un’ampiezza di 7 MHz nella gamma VHF e di 8 MHz nella gamma UHF. Questa ripartizione risale al periodo storico della televisione analogica e ciascuna di esse conteneva le informazioni relative alle immagini e al suono di un dato canale televisivo. La televisione analogica è ormai soppiantata da quella terrestre ma la divisione in blocchi è rimasta: in Italia si trasmette infatti sui canali 6, 7 e 9 della banda III VHF.