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2. Breve storia del pianoforte

Non esiste una data precisa per la "nascita" di questo strumento. Del resto, in origine non era dotato delle parti che troviamo oggi e che compongono un pianoforte verticale o a coda contemporanei.

Esistono tuttavia tre caratteristiche fondamentali che permettono di riconoscerlo:

  1. Le note sono generate percuotendo le corde
  2. Ogni possibile nota è assegnata a un gruppo di corde
  3. Le corde vengono percosse usando la tastiera

Il primo strumento ad avere queste caratteristiche è stato il clavicordo, costruito nel tardo Medioevo (intorno al XIII secolo), le cui note erano prodotte da strette piastre metalliche che colpivano le corde: il suo timbro non avrebbe comunque conosciuto alcuno sviluppo a causa del basso volume delle note prodotte.

Uno dei precursori del pianoforte è il clavicembalo, con le sue corde pizzicate e non percosse (cosa che non soddisfa dunque le caratteristiche di cui sopra) che, insieme alla spinetta, altra variante le cui corde corrono parallele alla tastiera, erano gli strumenti musicali da concerto e domestici del periodo barocco. Questi non permettevano però di esprimere alcuna dinamica: non esisteva la possibilità di eseguire note forti o più morbide se non ricorrendo ad un cambio di registro.

Per questo motivo, l'invenzione della meccanica a martelletto messa a punto dal clavicembalista Bartolomeo Cristofori, nel 1709, è stata considerata un'invenzione rivoluzionaria sulla strada dell'attuale stato dell'arte.

Altre tappe importanti sul cammino dei tempi moderni:

1772

Gli inglesi Backers e Stodart svilupparono la meccanica "inglese" che consentiva di suonare in modo molto dinamico grazie a una struttura più robusta e corde più resistenti, creando di fatto la base della meccanica dei moderni pianoforti a coda.

1774

John Joseph Merlin inventa il pedale "una corda" o pedale di sinistra, che permette ai martelletti di colpire una sola corda ed eseguirne la nota più piano. (vedi approfondimento alla pagina 4).

1821

Il francese Sébastian Erard brevetta la meccanica a doppia ripetizione (o doppio scappamento), grazie alla quale una corda non deve più tornare completamente alla sua posizione di riposo prima di poter essere nuovamente sollecitata. Una tecnica che ancora oggi viene adottata esclusivamente per i pianoforti a coda.

1870

Il fisico Helmholtz e Theodor Steinway lavorano a stretto contatto ed è così che Steinway scoprì una nuova lega per le piastre di ferro, che consentiva alle corde di essere tirate tre volte di più e di subire una vibrazione naturale significativamente inferiore.

1874

Steinway produce il primo pianoforte a coda con tre pedali: quello centrale permette di mantenere soltanto le note già percosse. (vedi approfondimento alla pagina 4).

1887

L'orologiaio giapponese Torakusu Yamaha costruisce il suo primo strumento, tredici anni dopo si dedica al pianoforte. Cento anni dopo, Yamaha è il più grande costruttore tra i pianoforti verticali e a coda con una produzione settimanale equivalente a quella annuale di Steinway!

Tuttavia, i pianoforti a coda e i pianisti non erano molto popolari a quei tempi. Nel 1900 il critico musicale Eduard Hanslick scriveva così:

“Impegnati in un lavoro importante o in una lettura seria, bisognosi di riposo o in lotta per la concentrazione mentale, siamo obbligati ad ascoltare, contro la nostra volontà, lo spaventoso pianoforte che suona accanto a noi; in preda ad una sorta di paura mortale aspettiamo l'accordo che conosciamo bene e che la cara signorina sbaglia puntualmente; tremiamo al pensiero del momento in cui il ragazzino inevitabilmente esiterà e ricomincerà tutto da capo (...)”.

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